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domenica 3 agosto 2008

Rivoluzioni

[...]


JUAN MIRANDA - Rivoluzione? Rivoluzione?? Per favore non parlarmi tu di rivoluzioni! Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c'è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: «Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto!»


SEAN MALLORY - Shh...


JUAN MIRANDA - Shh, shh, shh, shh, shh, schi-schifo!! Io so quello che dico, ci sono cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: «Qui ci vuole un cambiamento». E la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo e parlano, parlano... e mangiano: parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione. (Pausa. Poi, sottovoce) Shh... Per favore, non parlarmi più di rivoluzioni. (Pausa. Si stende. Poi si rialza di scatto, urlando) E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente! Tutto torna come prima! (Si stende di nuovo).


[...]

Sergio Leone, GIÙ LA TESTA, 1971

Ovviamente, come per tutte le cose, non si può generalizzare, ma vale comunque la pena di rifletterci sopra un attimo.





Aria di Rivoluzione

Quell'autista in Abissinia
guidava il camion fino a tardi.
E poi a notte fonda
si riunivano.
A quel tempo in Europa c'era un'altra guerra
e per canzoni solo sirene d'allarme.

Passa il tempo,
sembra che non cambi niente.
Questa mia generazione
vuole nuovi valori.
E ho già sentito
aria di rivoluzione,
ho già sentito gridare
chi andrà alla fucilazione.
Franco Battiato, SULLE CORDE DI ARIES, Bla Bla, 1973

sabato 19 luglio 2008

Oltre la sfera del pensiero

Talvolta il mio stato somiglia a un sogno, e a essi il mio sognare sembra miscredenza. I miei occhi dormono, ma il mio cuore è sveglio; il mio corpo, nella sua rigidezza, è impulso e forza [...] I vostri occhi sono svegli e il vostro cuore dorme della grossa; i miei occhi sono chiusi e il mio cuore è davanti alla porta spalancata. Il mio cuore ha cinque sensi; i sensi del mio cuore sperimentano entrambi i mondi. Una codardia come la vostra non mi trarrà in inganno; ciò che a voi sembra notte, è per me giorno chiaro; ciò che a voi pare un carcere, è per me un giardino; la fatica più grande è per me dolce tregua. I vostri piedi sono immersi nel fango, il fango si muta per me in rose; quello che al vostro orecchio è funebre lamento, è per me fanfara nuziale. Sembra che io stia in terra e che indugi nella casa con voi, e invece salgo, come Saturno, al settimo cielo. Non io mi accompagno a voi, ma solo la mia ombra. La mia elevazione supera i vostri pensieri, perché io stesso ho superato il pensiero. Sì, sono sfuggito alla sfera del pensiero. Io sono il signore del pensiero, non ne sono dominato, come il capomastro è signore dell'edificio. Tutte le creature sono assoggettate al pensiero; per questo sono tristi nel cuore, e piene di afflizioni. Come un messaggio spedisco me stesso al pensiero, per poi sottrarmi a esso secondo il mio capriccio. Sono come l'uccello del cielo, il pensiero è come la mosca ─ che aiuto potrebbe mai darmi la mosca?


Jalâl âlDîn Rûmî, MATHNAWÎ

lunedì 23 giugno 2008

Le vocali del desiderio

[...]


La parola chassidica è un'etica della parola. L'etica della parola rappresenta il rifiuto della parola precostituita, morta da parecchio tempo sotto il peso della sua ignoranza. L'etica della parola, la parola etica, è ciò che mette in movimento il dire contro il già-detto.


Pertanto l'etica è rottura, frattura, incrinatura. È in primo luogo la scomposizione della parola nelle sue lettere, e tale scomposizione sta a sottolineare che il rapporto tra le vocali e le consonanti non è evidente e che bisogna introdurre il Desiderio. La parola etica non viene ereditata; non è un testamento, antico o nuovo, non è parola né annunciata né annunciante. Non realizza e non compie niente. Al contrario introduce il bianco, lo spazio, l'intervallo, la distanza. È un balbettio, come la parola di Mosè, come il suono rotto ed esitante dello shofar.


La parola chassidica è riso, danza e gioco. Apre la parola a se-stessa; si oppone al linguaggio precostituito del concetto, del cliché, della pubblicità e della politica. La parola chassidica è contro il "diciamo-tutti-insieme-la-stessa-cosa".


È una parola in cui il soggetto si costruisce nella propria parola (e si decostruisce); dove il soggetto è presente (anche a propria insaputa) significa che una parola proveniente dall'inconscio è fondamentalmente etica nella misura in cui mette in movimento, fa vacillare il già-detto.


La parola chassidica non è dunque la parola del Libro intorno alla quale si raccoglie il gruppo per formare un essere-insieme. Al contrario è ciò che permette il fallimento del gruppo consentendogli la possibilità di costruirsi intorno al proprio fallimento.


Il gruppo, ossia il "noi" del discorso dell'amministrazione totale, del discorso chiuso, sogna di cancellare tutte le differenze, le singolarità, l'alterità.


La parola chassidica sfugge alla cancellazione delle differenze.


Marc-Alain Ouaknin, LA 'LETTURA INFINITA' - Introduzione alla meditazione ebraica, Genova, ECIG, 1998


ATTENZIONE! Il Chassidismo non teorizza l'anarchia intellettuale ed etica ma l'apertura e il confronto a tutti i livelli possibili, nella certezza che la Verità (coincidente con D-o stesso) sia inattingibile per l'uomo. L'uomo ha comunque il dovere di cercare l'avvicinamento alla Verità, in una costante tensione di perfettibilità.