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La parola chassidica è un'etica della parola. L'etica della parola rappresenta il rifiuto della parola precostituita, morta da parecchio tempo sotto il peso della sua ignoranza. L'etica della parola, la parola etica, è ciò che mette in movimento il dire contro il già-detto.
Pertanto l'etica è rottura, frattura, incrinatura. È in primo luogo la scomposizione della parola nelle sue lettere, e tale scomposizione sta a sottolineare che il rapporto tra le vocali e le consonanti non è evidente e che bisogna introdurre il Desiderio. La parola etica non viene ereditata; non è un testamento, antico o nuovo, non è parola né annunciata né annunciante. Non realizza e non compie niente. Al contrario introduce il bianco, lo spazio, l'intervallo, la distanza. È un balbettio, come la parola di Mosè, come il suono rotto ed esitante dello shofar.
La parola chassidica è riso, danza e gioco. Apre la parola a se-stessa; si oppone al linguaggio precostituito del concetto, del cliché, della pubblicità e della politica. La parola chassidica è contro il "diciamo-tutti-insieme-la-stessa-cosa".
È una parola in cui il soggetto si costruisce nella propria parola (e si decostruisce); dove il soggetto è presente (anche a propria insaputa) significa che una parola proveniente dall'inconscio è fondamentalmente etica nella misura in cui mette in movimento, fa vacillare il già-detto.
La parola chassidica non è dunque la parola del Libro intorno alla quale si raccoglie il gruppo per formare un essere-insieme. Al contrario è ciò che permette il fallimento del gruppo consentendogli la possibilità di costruirsi intorno al proprio fallimento.
Il gruppo, ossia il "noi" del discorso dell'amministrazione totale, del discorso chiuso, sogna di cancellare tutte le differenze, le singolarità, l'alterità.
La parola chassidica sfugge alla cancellazione delle differenze.
Marc-Alain Ouaknin, LA 'LETTURA INFINITA' - Introduzione alla meditazione ebraica, Genova, ECIG, 1998
ATTENZIONE! Il Chassidismo non teorizza l'anarchia intellettuale ed etica ma l'apertura e il confronto a tutti i livelli possibili, nella certezza che la Verità (coincidente con D-o stesso) sia inattingibile per l'uomo. L'uomo ha comunque il dovere di cercare l'avvicinamento alla Verità, in una costante tensione di perfettibilità.
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