martedì 15 aprile 2008
domenica 13 aprile 2008
Verità dello sguardo/Sguardo della verità
Dedico questi due testi del poeta surrealista Jean Tardieu (1903-1995) a Eros&Thanatos che mi ha dato uno spunto molto interessante di riflessione.
Monsieur monsieur | Signore signore |
– Monsieur, pardonnez-moi de vous importuner: quel bizarre chapeau vous avez sur la tête! – Monsieur vous vous trompez car je n'ai pas de tête comment voulez-vous donc que je porte un chapeau! – Et quel est cet habit dont vous êtes vêtu? – Monsieur je le regrette mais je n'ai plus de corps et n'ayant plus de corps je ne mets plus d'habit. – Pourtant lorsque je parle Monsieur vous répondez et cela m'encourage à vous interroger: Monsieur quels sont ces gens que je vois rassemblés et qui semblent attendre avant de s'avancer? – Monsieur ce sont des arbres dans une plaine immense, ils ne peuvent pas bouger car ils sont attachés. – Monsieur Monsieur Monsieur au-dessus de nos têtes quels sont ces yeux nombreux qui dans la nuit nous regardent? – Monsieur ce sont des astres ils tournent sur eux-mêmes et ne regardent rien. – Monsieur quels sont ces cris quelque part on dirait on dirait que l'on rit on dirait que l'on pleure on dirait que l'on souffre? – Monsieur ce sont les dents les dents de l'océan qui mordent les rochers sans avoir soif ni faim et sans férocité. – Monsieur quels sont ces actes ces mouvements de feux ces déplacements d'air ces déplacements d'astres roulements de tambour roulements de tonnerre on dirait des armées qui partent pour la guerre sans avoir d'ennemi? – Monsieur c'est la matière qui s'enfante elle-même et se fait des enfants pour se faire la guerre. - Monsieur soudain ceci soudain ceci m'étonne il n'y a plus personne pourtant moi je vous parle et vous, vous m'entendez puisque vous répondez! – Monsieur ce sont les choses qui ne voient ni entendent mais qui voudraient entendre et qui voudraient parler. – Monsieur à travers tout quelles sont ces images tantôt en liberté et tantôt enfermées cette énorme pensée où des figures passent où brillent des couleurs? – Monsieur c'était l'espace et l'espace se meurt. | – Signore mi perdoni se forse la disturbo: che bizzarro cappello avete sulla testa! – Signore lei si sbaglia perché io non ho più una testa come volete dunque che porti un cappello! – E quell'abito che lei porta, cos'è? – Signore mi dispiace ma io non ho più corpo e non avendo corpo non porto più vestiti. – Eppure quando le parlo, Signore, lei risponde e ciò mi dà coraggio a interrogarla ancora: Signore chi sono quelle persone che vedo riunite e che paiono attendere prima di incamminarsi? – Signore sono alberi in un'immensa piana, che non possono muoversi perché hanno radici. – Signore Signore Signore sopra le nostre teste cosa sono questi numerosi occhi che ci guardano nella notte? – Signore sono stelle ruotano su se stesse e non guardano nulla. – Signore cosa sono queste grida in qualche luogo che si direbbe... Si direbbe che qualcuno rida Si direbbe che qualcuno pianga Si direbbe che qualcuno soffra? – Signore sono i denti i denti dell'oceano che mordono gli scogli senza aver sete né fame e senza ferocia alcuna. – Signore cosa sono questi eventi questi movimenti di fuoco questi spostamenti d'aria questi moti d'astri brontolii di tamburo brontolii di tuono che sembrerebbero eserciti che partono per la guerra senza avere nemici? – Signore è la materia che genera se stessa e genera dei figli per far guerra a se stessa. – Signore all'improvviso questo all'improvviso questo mi confonde non c'è più nessuno eppure io le parlo e lei, lei mi sta ascoltando dal momento che mi risponde! – Signore sono le cose che non vedono né sentono ma che vorrebbero sentire e vorrebbero parlare. – Signore entro ogni cosa che sono queste immagini talvolta in libertà e talvolta prigioniere questo pensiero enorme dove passano forme e dove brillano i colori? – Signore era lo spazio ora lo spazio muore. |
Nous voulons nous étourdir à force de lampes et de bruit. Tous nos livres, toutes nos actions ne sont remplis que du fracas des jours. Pourtant ce qui nous gouverne - instincts, imagination, rêves, passions, pouvoir créateur - plonge dans une ombre sans contrôle. Nous implorons, nous espérons la lumière, alors que, par un effet contradictoire, cette obscurité qui nous terrifie nous alimente puissamment.
Mais il y a autre chose. Cette nuit si terrible apparaît bénéfique si nous l'embrassons, les yeux ouverts, dans la vérité du regard.
Ci vogliamo stordire a forza di lampade e di casino. Tutti i nostri libri, tutte le nostre azioni sono ricolme solo del fracasso dei giorni. Eppure ciò che ci guida - istinti, immaginazione, sogni, passioni, vis creativa - affonda in un'ombra incontrollabile. Imploriamo, aspettiamo la luce, quando, per un effetto contraddittorio, questa oscurità che ci terrorizza nel contempo ci nutre prepotentemente.
Ma c'è di più. Questa notte così terribile si rivela benefica se l'abbracciamo, gli occhi aperti, nella verità dello sguardo.
lunedì 31 marzo 2008
Da "Les Choristes"...
I prossimi brani che voglio preparare con il mio coro!
- Caresse sur l'océan
- Cerf-volant
domenica 23 marzo 2008
Il cieco veggente
[...]
SIRIO - La figura che vedi di fronte a noi è un'illusione creata da qualcuno che si trova molto lontano da qui. Non so dove.
PEGASUS - Possibile?
SIRIO - (ha una visione) Pegasus! Vedo chiaramente l'uscita della terza casa!
PEGASUS - Ah sì? E dove?
SIRIO - Fidati di me una volta e seguimi!
PEGASUS - (allarmato) Ma come? Dove andiamo?
SIRIO - Lasciati guidare! Taci! Non fare domande!
PEGASUS - Che cosa vuoi fare? Davanti a noi c'è Gemini e intorno solidissime mura che tutto sembrano tranne che fatte di cartone!
SIRIO - La terza casa è soltanto un'illusione...
PEGASUS - Un'illusione? La terza casa un'illusione?
SIRIO - (trascinando avanti Pegasus) Esatto!
PEGASUS - Non sai quel che dici! Lasciami, ora!
SIRIO - No: adesso tu verrai con me, Pegasus. L'uscita è qui davanti a noi. Preparati! (Si lancia verso Gemini, urlando e trascinando con sé Pegasus) Ah!
PEGASUS - (terrorizzato) No! Sirio! No!! (I due attraversano il muro e si ritrovano immersi in una luce abbagliante). Dove siamo? (La luce diminuisce e Pegasus realizza di essere fuori dalla terza casa) Eh?? Ma... Abbiamo passato la casa di Gemini! Incredibile!
SIRIO - Le illusioni create da Gemini non avevano effetto su di me. Sei stato tratto in inganno solo perché tu puoi vedere.
PEGASUS - Avevi ragione: era solo un'illusione. Non l'avrei mai creduto!
SIRIO - Non era il cavaliere d'oro di Gemini quello che si è parato di fronte a noi: era il suo fantasma, (pausa) proiettato da qualcuno al solo scopo di ingannarci.
PEGASUS - Capisco: dovunque si trovi l'artefice di questa illusione, speriamo di non incontrarlo più.
[...]
Ep. 45, "L'altra dimensione", 1987
sabato 22 marzo 2008
Mesopotamia
più affiorano ricordi lontanissimi
come se fosse ieri
mi vedo a volte in braccio a mia madre
e sento ancora i teneri commenti di mio padre
i pranzi, le domeniche dai nonni
le voglie e le esplosioni irrazionali
i primi passi, gioie e dispiaceri.
La prima goccia bianca che spavento
e che piacere strano
e un innamoramento senza senso
per legge naturale a quell'età
i primi accordi su di un organo da chiesa in sacrestia
ed un dogmatico rispetto
verso le istituzioni.
Che cosa resterà di me? Del transito terrestre?
Di tutte le impressioni che ho avuto in questa vita?
Mi piacciono le scelte radicali
la morte consapevole che si autoimpose Socrate
e la scomparsa misteriosa e unica di Majorana
la vita cinica ed interessante di Landolfi
opposto ma vicino a un monaco birmano
o la misantropia celeste in Benedetti Michelangeli.
Anch'io a guardarmi bene vivo da millenni
e vengo dritto dalla civiltà più alta dei Sumeri
dall'arte cuneiforme degli Scribi
e dormo spesso dentro un sacco a pelo
perché non voglio perdere i contatti con la terra.
La valle tra i due fiumi della Mesopotamia
che vide alle sue rive Isacco di Ninive.
Che cosa resterà di noi? Del transito terrestre?
Di tutte le impressioni che abbiamo in questa vita?
venerdì 21 marzo 2008
Shakespeare/Venere e Adone
Questa sera spettacolo teatrale all'Alfieri di Asti. Una sublime rilettura del poemetto erotico di Shakespeare "Venere e Adone", intrigante e sovversiva come può essere la nostra visione in un labirinto di specchi.
Due soli personaggi in scena: un efebico Adone con l'eleganza e lo smarrimento di una farfalla-origami nelle mani di una Venere baccante più che dea olimpica, interpretata da Valter Malosti.
Venere si presenta come il buco nero gorgogliante della Materia informe che divora e rimescola tutto ciò con cui viene a contatto (persino la voce di Adone che diventa rigurgito ebete nella sua bocca), l'anima sensuale che si prostituisce con l'Apparente. Adone invece è il Cacciatore, lo Spirito che cerca disperatamente di liberarsi dai vincoli della Materia e del cieco Desiderio (ancora le sue trappole...).
Uno spettacolo totale che coinvolge i sensi, la mente e il cuore.
Musiche da John Blow ad Aphex Twin.
Ulteriori informazioni qui.