martedì 18 marzo 2008

Et obtenebratur intellectus animae...

DIO È LA TENEBRA CHE RIMANE
NELL'ANIMA DOPO OGNI LUCE

Le idee delle cose presenti nell'anima, che rivelano ciò che in essa è contenuto e per le quali Dio è in qualche modo tutte le cose, è lui che le illumina nell'anima. Ma è dopo aver deposto tutte queste forme che l'anima contempla la divinità. Negando e rimuovendo da se stessa tutte le idee delle cose, si volge sopra di sé e vuole conoscere la causa prima.
E l'intelletto nell'anima si ottenebra, poiché non riesce a sostenere quella luce increata. E così, quando si volge a se stesso, dice: Ecco io sono nelle tenebre.


IL LIBRO DEI VENTIQUATTRO FILOSOFI, Milano, Adelphi, 1999

sabato 8 marzo 2008

L'ossessione della Verità

Gli disse allora Pilato: «Dunque sei tu re?».


Rispose Gesù: «Tu dici che io sono re. Io sono nato per questo e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».


Gli dice Pilato: «Che cosa è la verità?».


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(Cambio di scena improvviso. Domanda senza risposta (?))


Quaestio speculum humanitatis.

venerdì 7 marzo 2008

Verità

Sei sicuro di avere ragione?
Sei veramente sicuro?
Aver "ragione" chiude le porte
alle "ragioni" degli altri.
Chi pensa che hai torto,
così come tu pensi che gli altri hanno torto,
ha torto.
Non esiste una sola ragione.
Esistono tante ragioni
tante quante sono le persone,
e lo stesso vale per i torti.
Tieni aperte le porte della tua mente
in modo che le ragioni e i torti e le cose che stanno tra di loro
possano passarvi attraverso liberamente.
Tra tutti questi relitti galleggianti,
fatti di conoscenze e credenze,
può trovarsi una gemma preziosa
che sta al di là di ogni ragione e di ogni torto,
il centro della verità cosmica.
Blawyn & Jones, I CHAKRA DEL BENESSERE, Gruppo Futura, 1997

mercoledì 5 marzo 2008

domenica 24 febbraio 2008

La comprensione dello Spazio

«Che pianta è quella?».


La luce dura del mezzogiorno rendeva i rami secchi dell'albero piatte crepe nere su un cielo perlaceo di umidità in sospensione. Ero in cucina da solo, in quel momento, seduto accanto al tavolo ingombro di cose. Qua e là sui rami nudi e immobili pendevano baccelli rinsecchiti anch'essi. Il sole allo zenit non permetteva alle ombre esterne di penetrare dalla finestra aperta sul piccolo terrazzo.


«È un'acacia», mi rispose la voce amica ritornata nella stanza.


Ma la domanda, un'accozzaglia di suoni idioti indegna di risposta, era solo un rigurgito della mia anima sensibilis, quella che i maestri sufi chiamano an-nafs: ciò che i miei occhi stavano vedendo - l'albero, il cielo, il terrazzo - era una proiezione della mia mente.


Quello che mi aveva folgorato era altro.


Avevo compreso perfettamente lo spazio che separava me dalla mia visione. Non era lontananza nostalgica, né asfissiante vuoto pneumatico. Anzi. Era densità e presenza. Lo Spazio in sé.


Se in quegli istanti non feci alcun movimento non fu per impotenza o sopraffazione, ma perché non ve n'era la necessità. Non c'era un altrove da raggiungere o una preda da afferrare. Io ero il mio Altrove e la mia Preda.


Nella Qabbalah luriana si afferma che il primo atto della Creazione fu il ritirarsi dell'Uno "da sé in se stesso" lasciando uno spazio vuoto destinato ad accogliere la Creazione stessa: ora ho compreso il senso di quel vuoto e quanto esso sia lontano dal comune intendere.


Un'acacia... Avevo balbettato la mia stupida domanda immediatamente dopo aver ricevuto la più fulgida delle risposte.

mercoledì 13 febbraio 2008

Fotografie su Panoramio

Ho pubblicato nuove foto sulla mia pagina di Panoramio.


Inoltre, le quattro foto che avevo inserito a dicembre, sono ora visibili direttamente in Google Earth.