Quando Pärt ha detto, in un'intervista, che il carattere oggettivo della sua musica è il risultato della rigorosa adesione alle regole che lui stesso ha scelto, non lo si deve intendere come una specie di esistenzialismo che lascia alle note e ai suoni la loro vita e rinuncia a controllarli. Il discorso dell'oggettività rimanda a un comportamento che fa sì che il soggetto si ritragga non per essere eliminato, ma per aprirsi a influssi esterni: nel caso specifico, all'oggetto linguistico. La convinzione che il soggetto venga in tal modo perfezionato, che si tiri indietro e che dia fiducia a forze che agiscono esternamente, è in ultima analisi un atteggiamento religioso profondo. [...]
Milano, Il Saggiatore, 2004, p. 163